sabato 23 ottobre 2010

Morte nel Pomeriggio di Ernest Hemingway

Morte nel Pomeriggio.
Cosa è?
Una dissertazione, quasi esegetica, della tauromachia. L’opera di un non spagnolo che concettualizzò il rito atavico della corrida, spiegandolo, molto semplicemente, al mondo e, paradossalmente, agli spagnoli stessi.Un libro che narrando di tori, toreri, picadores e arene, ci parla semplicemente della morte. Hemingway diceva che la corrida era rimasto l’unico modo ancora possibile per studiare in presa diretta la morte violenta. La corrida, per lo scrittore americano, altro non era che una forma di rito esorcistico: si assisteva alla morte del toro - incosciamente s’attendeva quello del torero, e spesso anche coscientemente - ucciso dalla destrezza e dal coraggio del matador. Questi era una mezza divinità, in grado di sfidare la morte, materializzatasi nella furia primitiva e cieca del toro, e quindi, poi, di vincerla.  La prosa di Hemingway, asciutta come sua abitudine, in alcune pagine s’avvicina molto alla prosa più matura del Vecchio e il Mare. Morte nel Pomeriggio non è un romanzo, non è un saggio, non è un manuale: è anch’esso una forma d’esorcismo - tanto quanto la Tauromachia stessa - che Hemingway volle scrivere per tentare una forma di comprensione intima del grande tabù della morte. La morte, soprattutto quella violenta, ha sempre esercitato un grande fascino sullo scrittore di Oak Park; in queste pagine egli non cerca una risposta alle sue domande, tenta piuttosto un modo, una via, che lo conduca al compimento, alla fine, di un morboso interesse per la morte.
Non vi riuscì. Il male, che aveva minato, e che continuerà a minare molti altri membri della famiglia Hemingway, lo aveva già colpito. Hemingway stesso, il 2 luglio 1961, affronterà per l’ultima volta il tabù per eccellenza.

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