Rivelazione
Silenzio.
Primo squillo.
Silenzio.
Secondo squillo.
Poi un terzo, un quarto,
un quinto, un sesto, e infine, quando ormai l’umanità, terrorizzata, afflitta,
in preda ad un’angoscia sempre più disarmante, ormai conscia di ciò che stava
accadendo, risuonò il settimo squillo.
Avvenne velocemente.
Nessuna pausa, nessun interludio.
Il sole ebbe un compagno
nuovo, forse una compagna. Un sole alieno, piccolo. Qualcuno disse il sole del
paradiso, qualcuno della Gerusalemme Celeste, qualcun altro il sorriso di Dio;
tutti però, ci videro l’occhio che tutto vede. Dal mare si levò una bestia mai
vista. Aveva il corpo di nano e la testa di donna. Dalla bocca vomitava
ricchezze e la sua voce era follia; le mani erano rosse, gli occhi neri come la
notte. I capelli erano nebbia e ciò che toccava appassiva. Il cielo si fece
grigio e il vento cadde all’improvviso. Poi venne la notte e le stelle si
spensero. Ci fu in suono. Il suono di una lacerazione, di uno strappo. Il cielo
si squarciò e, tra lingue di fuoco, apparvero i volti degli angeli. Cherubini
dal volto rosso brandivano spade fiammeggianti falciando l’aria e ogni fendente
inceneriva migliaia di alberi. Serafini dai volti splendenti come mille soli
ardevano ogni creatura al loro passaggio. Arcangeli rivestiti di ferro e armati
di lance guidavano legioni di angeli. Li seguiva colui che venne come agnello e
che ora tornava come leone.
Dai quattro punti
cardinali echeggiò lo scalpitio di quattro cavalli, montati da quattro
cavalieri terribili nel volto, più terribili nel compito. Le tombe si
scoperchiarono e i defunti tornarono in vita affamati. I cancelli degli inferi
furono spalancati. Una bestia immonda ne uscì portandosi dietro tutto
l’inferno. Orde infinite di dannati e miriadi di demoni orribili nelle fattezze
camminarono sulla terra.
Il giudizio finale, dei
vivi e dei morti, era cominciato.
©Andrea Comazzi Prando, 2011
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