Fr. 1041
Codex Acephalus
Bibl. Vat.
... dovev dir… †.[6]
[1] Il frammento, molto criptico, proviene da un codice acefalo di area greco-romana, reso in latino nei primi decenni del II secolo da Fra’ Behecetus di Smyrna; da fonti incrociate sappiamo trattarsi di un intervento dell’Anonimo all’assemblea tribale degli anziani.
[2] L’anonimo qui utilizza il verbo “dimostrare”, nell’accezione neologistica, al posto dello stilisticamente obsoleto e abusato “mostrare”.
[3] Il nome nel testo è irrimediabilmento corroto. Il Prof. Tiromancino azzarda un esponente di rango elevato della tribù: Bu-cheth-ah.
[4] Essendo “ho dimostrato” un verbo al passato, notiamo in questa sublime resa stilistica tutta la genialità dell’Anonimo; per nulla intimorito, questi, opta per una concordanza-temporale a livelli sfalsati. Suo scopo è dimostrarci l’inutulità della pugna: Egli non sbaglia. Onniscente e con doti veggenti, l’Anonimo intuì molto prima l’obiezione espressa dal destinatario – purtroppo non sapremo mai chi fosse – del precedente “ho dimostrato” ancora prima che questi la sollevasse. Infatti l’Anonimo dice “appena vede”. Quindi si potrebbe rendere il verso in questo modo: “Dimostrai a me stesso e quindi a voi tutti, benchè non presenti, l’inutilità dell’obiezione appena egli vide. Feci questo mentre egli vedeva. Ho quindi dimostrato il suo errore ancora prima che egli lo facesse.
[5] Atto di sublime umiltà, riconducibile all’affermazione precedente. L’Anonimo solamente ci dice quanto già egli sapesse.
[6] Il testo è corroto. La scuola di Tubinga emenda il testo con dovevo dirlo. Tuttavia, da un testo coevo, sappiamo che l’Anonimo si serviva spesso della costruzione dislessicale. Secondo la scuola italica, il testo andrebbe emendato con dovevo dire per l’obsoleto dovevo dirlo. L’Anonimo tendeva ad eliminare dai propri scritti i pronomi, essendo questi superflui alla comprensione dello stesso.
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